Ci sono amori che non hanno bisogno di grandi parole, perché parlano attraverso i gesti più semplici. L’amore di Ada ed Enrico è così, non fa rumore, ma vibra in ogni sguardo, in ogni mano che si intreccia, in ogni attimo che diventa eterno.
Ada oggi convive con l’Alzheimer, una malattia che scivola silenziosa e porta via ricordi, abitudini, persino la gioia dei piccoli gesti quotidiani. Cucina, che un tempo era il suo regno, è diventata una stanza lontana, difficile da abitare. Ma dove la memoria vacilla, resta sempre Enrico. Lui c’è, senza esitazioni, senza stanchezza: accende i fornelli, mescola il sugo, prepara la pasta al pomodoro proprio come piaceva a lei.
Quel gesto che per molti è solo routine, per lui è un atto d’amore puro, una dichiarazione silenziosa che non ha bisogno di parole. Perché cucinare per Ada non significa soltanto nutrirla, ma continuare a costruire ricordi anche se lei non li custodirà più. È trasformare un piatto caldo in un abbraccio, un profumo familiare in un filo che ancora li lega.
E allora anche una semplice pasta al pomodoro diventa un rito sacro, un ponte tra ciò che è stato e ciò che ancora rimane. Perché il tempo con Ada non è mai sprecato: ogni attimo vissuto accanto a lei è il più prezioso, anche se la malattia cancellerà la memoria.
Per Enrico, ciò che conta non è che Ada ricordi, ma che lui possa continuare a vivere per lei, con lei, in lei. E in questo c’è tutta la forza dell’amore, resistere, custodire, trasformare il quotidiano in eterno.