La notte di San Lorenzo è la più curiosa dell’anno.
Non perché il cielo decida di fare lo spettacolo pirotecnico a costo zero, ma perché improvvisamente tutti diventiamo un po’ superstiziosi, un po’ poetici… e decisamente più sinceri del solito.
Ci sdraiamo sull’erba, in terrazza o sul tetto di un’auto, col naso all’insù e il cuore in subbuglio.
Le stelle cominciano a scivolare come ballerine capricciose, lasciandosi dietro un filo di luce che dura appena un respiro.
E tu, in quell’istante, hai due possibilità:
o chiedi qualcosa di grande, che cambi il corso della tua vita… oppure butti lì un desiderio così segreto e un po’ proibito che nemmeno tu sei sicura di volerlo vedere realizzato.
Dicono che i desideri vadano tenuti nascosti per funzionare. Io credo, invece, che le stelle siano impiccione: origliano tutto, soprattutto quello che non dovremmo dire.
E magari è proprio per questo che, a volte, i desideri più audaci finiscono per avverarsi.
Dove vanno, poi, quei pensieri lanciati nel buio come confidenze a un’amica complice?
Forse restano incastrati tra due costellazioni, a ridere sotto voce delle nostre fantasie.
O si infilano nei sogni di qualcun altro, mescolandosi a storie che non conosceremo mai.
Ma poco importa.
Perché il bello della notte di San Lorenzo non è avere la certezza che il cielo esaudisca.
È il brivido dolce di sentirsi ascoltati… e di sapere che, in quel preciso momento, stiamo parlando al buio con l’universo intero.