C’è chi corre dietro al tempo come se potesse davvero raggiungerlo. Lo inseguono tra agende fitte, promesse di giovinezza eterna, creme miracolose e elisir di lunga vita dal nome impronunciabile.
E poi ci sono quelli che, invece, si fermano. Semplicemente. E in quel fermarsi ed ironia della sorte diventano più longevi di tutti.
Perché la longevità, in fondo, non è una questione di numeri. È una questione di ritmo. È imparare a respirare mentre il mondo trattiene il fiato. È concedersi un caffè lento quando il resto del mondo è già al terzo appuntamento. È capire che il tempo non si conquista: si frequenta, con garbo.
Certo, possiamo tentare di batterlo, il tempo. Con sieri, segreti, pozioni e un pizzico di illusione. Ma tanto lo sappiamo che vince sempre lui.
E non c’è nulla di tragico in questo. Anzi, c’è una certa poesia nell’accettare che l’eternità, forse, non è vivere per sempre… ma vivere bene, adesso.
Così, la longevità diventa un gesto di stile. Una camminata lenta sotto la pioggia. Un pranzo domenicale che si allunga in chiacchiere. Un sonno profondo dopo una giornata semplice.
È il modo più elegante per dire al tempo: “Va bene, hai vinto. Ma io, nel frattempo, mi sono goduto la partita.”